Articolo apparso su Gli Stati generali il 22 Novembre 2021
n un tempo di contrapposizioni e nervi scoperti, scoprire uno spazio di dialogo profondo e sereno tra discipline e approcci differenti è davvero una buona notizia.
Una donna ebraista e biblista, con il cuore e le categorie di quel medio oriente remoto eppure a noi vicinissimo, ha incontrato un uomo, un filosofo, radicato nel pensiero occidentale, greco anzitutto, e insieme hanno composto una sinfonia di parole e immagini.
“Abitare le parole. Suggestioni semiserie dalla A alla Z” è il libro di Maria Teresa Milano e Luca Margaria per Claudiana editore che in un centinaio di pagine ci porta a esplorare parole che vanno dagli abbracci al deserto, all’ironia, ai sogni, fino ad arrivare al zig-zag. Il libro nasce da un’esperienza radiofonica dei due autori e di quel tipo di approccio mantiene la vicinanza e la semplicità, pur offrendo moltissimi spunti di approfondimento interdisciplinare.
Le voci dei due autori, che parlano una dalla tenda e l’altro dal portico, si alternano con complicità e la giusta integrazione, offrendo anche indicazioni su canzoni, libri e film che raccontino quella medesima parola con linguaggi differenti e non necessariamente solo razionali.
Tra le tante parole, ne scelgo una che – come sempre – sono due: DESERTO, DESIDERIO, perché l’associazione di questi due termini parla alla mia vita e forse non solo alla mia. Scrive Milano “In quello spazio (il deserto), lontani da strutture e sovrastrutture, da condizionamenti e obblighi, possiamo guardarci in modo schietto e provare a far fiorire i nostri desideri, proprio come fiorisce quella terra ingrata, che addirittura supera i limiti imposti dalla natura, per sbocciare e prendere colori meravigliosi, come in un miracolo o forse nella realizzazione di quell’antica profezia” e le fa eco Margaria: “nel deserto, luogo della mancanza, tutte le parole rassicuranti cadono o mostrano la loro inconsistenza e il loro venir meno crea uno spazio sconosciuto, raggiungibile solo in quel punto di rottura. ed è proprio in questo punto estremo che sorge una domanda, forse la domanda lacerante nella sua drammaticità e radicalità: quale mancanza si deve raggiungere e quanto occorre aspettare?”.
Non sempre i libri arrivano quando si ha più bisogno di loro, ma questo sì. Questo libro, breve ma importante, è qui per raccontarci un dialogo possibile tra un uomo e una donna, tra emotività e razionalità, tra la tenda con la sua provvisorietà e il portico che resiste al passaggio dei millenni. E ci invita a guardare in faccia i nostri desideri profondi, proprio in questo long-Covid nel quale – come ha scritto benissimo Annamaria Testa – avremmo tutti la tentazione di “tirare i remi in barca”, perché sulla nostra capacità di attraversare il deserto per raggiungere il desiderio ci giochiamo la vita.