Il “caso” Rupnik in questo Avvento

Vorrei saper esprimere quello che le recenti rivelazioni in merito al comportamento abusante del gesuita Marko Rupnik hanno suscitato in me e, sento di dire, anche in tante altre donne che nella loro vita si sono affidate alla tradizione spirituale ignaziana e all’accompagnamento di membri della Compagnia di Gesù, ma non credo di riuscirci, fa troppo male. 

Vorrei però concedermi almeno di dire qualcosa, per un bisogno di assertività, per non lasciare che il silenzio divori anche la piccola scintilla di speranza che questo Avvento – comunque – mi ha donato.

La lettura della testimonianza diretta di una delle vittime del sistema di sottomissione psicologica e sessuale nella quale hanno vissuto per decenni donne consacrate e laiche, legate al ministero di Rupnik, è angosciante. 

La sofferenza delle nostre sorelle è immensa, ma il silenzio che l’ha coperta – forse – ci spaventa ancora di più.

Per tutti i credenti è una ferita che si allarga… dopo l’emersione degli abusi sistematici sui minori, la violenza sulle donne è una nuova frontiera di dolore. 

Non abbiamo più appigli, i nostri maestri spirituali si sono resi responsabili o complici di atti nefandi conto la dignità, la vita, la salute e l’anima delle nostre sorelle.

“Signore e da chi andremo?” 

Ci sentiamo perdute e sole, sentiamo che la terra è franata sotto i nostri piedi e che quello che pensavamo di conoscere in realtà era una finzione. Come nelle peggiori fiabe il lupo si è mascherato da agnello.

Senza padri, senza più maestri, viviamo questo Avvento che ci prepara alla venuta dell’unico Salvatore e ci ritroviamo a chiederci se quel Dio che “umiliò sé stesso” sarà in grado di salvare anche quel che resta della chiesa… Questa chiesa che divora anime e ciononostante, in modo quasi inspiegabile, è ancora capace di bene. 

Fuori o dentro le mura veglieremo, con nel cuore la certezza che “l’arco dei forti si è spezzato, ma i deboli sono rivestiti di vigore” e che è proprio lì, nelle parole di chi denuncia, di chi parla contro gli abusi, che oggi è all’opera la salvezza.

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3 risposte

  1. “Non chiamate nessuno Padre,
    Non fatevi chiamare maestro perché uno solo è il maestro ”
    Non abbiamo più padri né maestri, e forse va bene anche così…
    Forse troveremo sorelle, fratelli…

    In mezzo a tanta zizzania, si, cresce anche tanto bene. Come dici tu.
    Siamo nei dolori del parto!
    Nasce una nuova chiesa, piccola. umile, povera. Come la vuole Gesù.

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